2017 28 aprile

Padova marathon


Padova 23 aprile 2017

 [...] Itaca ti ha dato il bel viaggio, 

senza di lei mai ti saresti messo 
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?
e se la trovi povera, non per questo itaca ti avrà deluso. 
fatto ormai savio,

con tutta la tua esperienza addosso 
già tu avrai capito ciò che itaca vuole significare.

Itaca di Constantino Kavafis

 

VOLEVO METTERMI I TACCHI MA IERI HO CORSO LA MARATONA​

 (pensieri a caldo di una neo-maratoneta dedicati a Simone, Marco e Soni) 

...alla fine sono arrivata ad Itaca. 

è stato un viaggio magnifico iniziato a settembre, dalla preparazione per la mezza di Palmanova, e finito con gli ultimi 42,195 km poco dopo l'una del 27 aprile in prato della valle a Padova. 

 

Un percorso lungo mesi: di crescita, di consapevolezza, di sudore e grande forza di volontà. 

Decidere di fare la maratona è stato un impegno che mi sono presa, non sottovalutando per niente la regina delle gare, le regine vanno rispettate e questa l'ho presa molto sul serio. 

Soprattutto negli ultimi mesi ho rinunciato a uscite, aperitivi, cene, sbronze, stravizi, domeniche a letto a leggere, per tirarmi su con qualsiasi tempo, a qualsiasi ora e uscire a correre. 

Sulla tabella c'è scritto e io eseguo, come terminator. Ho seguito religiosamente il piano di allenamenti che Simone ha previsto come perfetto, sì per le mie gambe ma soprattutto per la mia testa. E' questo che ha fatto grandemente la differenza: avere un coach che ha unito la competenza tecnica e professionale, alla capacità di ascolto, al quotidiano spronare e dare fiducia (le smadonne per i miei tormenti li ha, immagino, elegantemente silenziati). 

   

Ho mantenuto un regime alimentare perfetto fino alla sera prima e ho capito di aver tormentato tutti allo sfinimento alla vigilia della gara quando mi son arrivati un'infinità di messaggi che son stati le ultime spinte e il rabbocco di benzina prima del via.  

Fortuna vuole che io possa annientare l'ansia con il sonno, quindi ho dormito abbastanza la notte prima, svegliata all'alba, mangiato quello che dovevo, preso autobus in un prato della valle ancora rosa e deserto, con tutti gli altri, tutti abbastanza taciturni tranne un barese che per 20 minuti ha continuato ad elencare tutte le maratone corse finché un'anima buona l'ha zittito e ci ha regalato tregua. Fino alla partenza son stata presa completamente dal panico, come nei giorni prima, in cui mi son chiesta perché mi ero imbarcata in un'impresa del genere, cosa volevo dimostrare e a chi, che senso aveva e cosa sarebbe cambiato.

 

Poi BUM, partenza e una cosa sola in testa "tu corri e fermati solo quando vedi il traguardo". E lì mi sono fermata. 

 

Il risultato è stato quello previsto, gli integratori son stati quelli previsti ai km previsti, non ho mai avuto crampi, non ho mai camminato se non 10 passi lungo i ristori per bere ma senza fermarmi mai, non ho mancato uno spugnaggio per togliermi il sale dal viso e bagnarmi mani e braccia e non mi son mai buttata acqua addosso (memore di una caldissima bavisela in cui ho continuato a buttarmi acqua in testa per arrivare scomoda e con la divisa fradicia). Ho contato 5 km alla volta. Da che mondo è mondo la tabellina del 5 è sempre la più facile.

Ho tenuto il tempo che volevo, che è stato alla portata di chi come me ha iniziato a correre 1 minuto a 40 anni, 4 anni fa, e senza avere assolutamente il fisico da maratoneta e, cosa più sorprendente, ho avuto una lucidità mentale che di rado mi posso riconoscere. 

 

Sono partita in coda, ho passato i pacer tenendo sempre il mio ritmo finché mi son trovata nel mezzo dei palloncini delle 4h15: il più silenzioso e autorevole di loro era un alpino che con il cappello d'ordinanza ha scatenato tifo da stadio su tutti i presenti lungo il percorso. Uno dei pacer mi ha confermato che ero a tempo svizzero per le 4h15, io sì ma non loro che, dopo quasi 15 km di ritmo comune hanno aumentato e son spariti in breve all'orizzonte. Son seguite polemiche di altri maratoneti (veri) che hanno contestato il reale tempo stimato del gruppo.     

 

Lungo la gara ho fatto amicizia, ho giocato con i numeri dei pettorali, ho tirato una ragazza che voleva fermarsi ed è arrivata poi ben prima di me, ho incontrato qualche antipatico borioso che aveva, sprezzante, detto di chiuderla ovviamente sotto le 4h ed è arrivato ben dopo di me, mi sono innamorata (anche dichiarata) di un magnifico hipster (di quelli che piacciono a me) lombardo, appena sotto il sessanta con barba baffi e capelli bianchi candidi e curatissimi che quando ha rallentato mi ha salutata e fatto il bacio mano, insultato un idiota con il cavallo che nonostante gli stop intimati dall'organizzazione ha fatto al trotto la nostra strada con tutti i rischi connessi. Lungo la gara ho continuato la mia vita di ogni giorno con grandi amori e passioni e profonde insofferenze.

 

Gli ultimi due km sui ciottoli del centro son stati fastidiosissimi, l'ultima accelerazione sul tappeto rosso per avere i fotografi tutti per me, una persona che mi ha chiesto immediatamente dopo l'arrivo se è era tutto ok, la medaglia con i complimenti di una fanciulla, lo sgancio del chip dalla scarpa e la bolla che mi ha lasciato sul collo del piede, l'individuazione di chi mi aspettava all'arrivo e poi, nell'abbraccio, un grande pianto rumoroso e senza nessun pudore.   

 

L'organizzazione è stata millimetrica, il tifo sorprendentemente caloroso e sentito lungo il percorso per poi annientarsi completamente una volta arrivati in centro a padova, i ristori abbondanti, l'assistenza presente e capillare, nota di merito a tutti quelli che hanno tenuto fuori dalla strada i ciclisti, bloccando violentemente anche le più agguerrite signore padovane che dovevano preparare il pranzo ai nipoti al rientro dalle varie messe che ci siamo beccati in tutti i paesi. 

 

Ho capito che la maratona non è una mezza più un'altra mezza: è un viaggio che va preparato al millimetro e che può trasformarsi in un'avventura con imprevisti da gestire alla meglio e decisione da prendere da soli. Questa volta a me è andata bene e c'eravate, con i km che abbiamo fatto insieme per mezzo friuli e oltre, per i campi e in riva al mare, con le merende proteiche e le birre mancate, con whatsapp bollente per le mitragliate di messaggi, con le spinte e la fatica che avete fatto voi a tirarmi sotto il sole, nel buio, al freddo porco, sotto la pioggia o in mezzo alla nebbia, con i consigli di bere, di mangiare bene, di fare la cacca prima di correre, di respirare, di stare buona, di stare calma che si può fare. Avete avuto ragione voi: SI PUO' FARE e anche se dopo si cammina come robocop il giorno della maratona ci si sente wonder woman!    

 

dida 

 


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