2017 7 dicembre

Venice Marathon


Venezia 22 ottobre 2017

E' la storia, non colui che la racconta
cit. Il corpo
Stephen King

Venice is calling
Scusa ma potremmo finirla insieme, è tutta la gara che ci superiamo a vicenda...
Certo, ma vai se vuoi, sai in questo momento ho un po’ di problemi...
Se trovo qualcuno che mi presta delle anche nuove di sicuro scatto vero il traguardo...
Chi può dire di conoscere Venezia?
La Venezia che vedi dal treno, la laguna che respiri, la lingua perduta che ascolti, il tempo che le appartiene.
In tanti ci hanno provato, i piú l’hanno visitata,
Pochissimi l’hanno conquistata
L’immagine più forte che ho di Venezia è quella che Luchino Visconti ci trasmette in “Morte a Venezia”.
Città grigia, insalubre, di bassi costumi.
E questo, oltre che la sua rovina, rappresenta la sua grandezza e il suo fascino.
La sua decadente bellezza attrae, la sua conformazione distrugge.
Maratona si diceva.
Esaltazione e disgrazia.
Odore di fognature e piscio, statue secolari da adorare.
Una sola corsa, tante vite, in una giornata da caminetto acceso.
Ideale per correre, a pieni polmoni.
Sei al trentesimo km, Venezia la intravedi, di fronte a te una strada dritta e cavi elettrici,
plastica a terra, qualcuno cammina, i crampi hanno scelto le loro vittime. Hai salutato prima le ville del Brenta, sorretto dalla gente nelle piazze e dai gruppi musicali che ti facevano dimenticare all’improvviso la stanchezza, music is power.
Marghera e poi Mestre, le facce di un'immigrazione viva è presente.
Qualcosa dentro di te non funziona, una vocina ti dice fermati alessandro, magari un minuto soltanto, che vuoi che sia, al massimo cammini, sciogli un po’ i muscoli e poi riparti.
Quasi quasi ti fai coccolare da questa voce, in fondo è sempre una parte di te, la conosci da sempre.
Ma oggi no, non l’ascolti, oggi sei qui per arrivare fino in fondo, non ci sono scuse.
Il paesaggio che ti circonda ora brilla di una tenue luce, l’adrenalina improvvisa detta legge, si va avanti, più di prima.
Apro un gel e lo mando giù, corretto saliva, poca a dire il vero e vedo finalmente Venezia.
Qualcuno mi ha detto: quando corri pensa anche a divertirti; ed ecco che le facce dei compagni di corsa ora si colorano, diventano vivide e intense, ognuno sembra avere una storia da raccontare.
E questa è la storia, e questa è la maratona, forse non servono le parole per descrivere ciò che si vede, le persone parlano da sé, sono comunicative, senza filtri.
E il sorriso di un disabile in carrozzella spinto dai volontari, con il quale percorri qualche km in una sciatta zona industriale vale più di mille parole, forse vale da solo il prezzo del biglietto.
Perché lo spettacolo ha sempre un prezzo, e questo tutti i gettoni spesi, l’allenamento, la disciplina, la rinuncia a una serata e chi più ne ha ne metta.
E il giorno dopo, allo specchio, ho pensato, e la prossima?

Alessandro Scodellaro